Testimonianze dall’Hospice di Biella

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Hospice Testimonianze

Leggi le testimonianze delle persone care ai pazienti che sono stati accolti presso l’Hospice di Biella

Abbiamo raccolto le testimonianze lasciate dalle persone che hanno perso un amico, un parente o una persona cara presso l’Hospice di Biella che hanno scelto di raccontare la loro esperienza positiva.

Testimonianze
Testimonianze
dall’Hospice L’Orsa Maggiore

“Grazie per l’impegno costante con cui supportate famiglie e pazienti del nostro territorio durante i durissimi percorsi di malattia e morte. La famiglia di Antonio Rutigliano”

“All’Hospice ci siamo trovati bene sotto tutti i punti di vista: il malato è seguito in ogni fase con grandissima professionalità e anche noi famigliari siamo stati accolti ed aiutati”

“Sono uscito dopo un paio d’ore e mi sembrava di non essere a Biella, ma in un altro Paese, tipo Svezia o Danimarca, non potevo credere che una realtà simile fosse proprio qui”

“Dall’esterno si immagina che in un ambito sanitario dopo un po’ che ci si lavora la persona venga solo vista come un paziente in più, come un lavoro da fare; ma qui non è così”

Altre testimonianze

“Monica se ne è andata troppo presto. A 41 anni una persona non pensa alla malattia, eppure lei l’ha vissuta con grande dignità.

Era seguita dalle cure palliative domiciliari di LILT Biella. Pochi sapevano che si era ammalata; aveva preferito vivere la sua malattia in silenzio.

Vogliamo ricordarla allegra, solare e sorridente come è sempre stata e ringraziare le cure delle infermiere che l’hanno seguita e le hanno permesso di non soffrire nell’ultimo periodo della sua vita. Avremmo dovuto organizzare a breve la cena dei coscritti, invece, questa volta, in silenzio rivolgiamo un pensiero alla nostra cara amica, al suo piccolo e a suo marito”

“Alcuni anni or sono, a mio padre è stato diagnosticato un tumore al fegato; dopo alcuni ricoveri ospedalieri è giunto al termine del suo percorso e nel 2008 i medici ci hanno detto che la sua aspettativa di vita era di poche settimane. Le possibilità erano due: tenerlo a casa con le cure palliative domiciliari, cosa impossibile perché io allora lavoravo e vivevo in provincia di Milano, oppure – e questa era per noi la soluzione migliore – c’era l’Hospice al quale siamo stati inviati dopo un incontro con i responsabili della Rete di Cure Palliative della ASL BI.

Quando ho visto l’Hospice era sera, arrivavo dal lavoro e ricordo che mio padre mi ringraziò per avermi portato in quel posto e mi disse: “mi sento in paradiso!”. C’era una stanza singola, tranquilla, bella. Sono uscito dopo un paio d’ore e mi sembrava di non essere a Biella, ma in un altro Paese, tipo Svezia o Danimarca, non potevo credere che una realtà simile fosse proprio qui.

In Hospice si percepisce il contesto sanitario funzionante, la professionalità dei medici e di tutta l’equipe, l’attenzione e la cura del malato e dei suoi sintomi. Mi ha colpito tantissimo il fatto che abbiano dato a mia madre, ultra 80enne, la possibilità di star vicino giorno e notte a mio padre, dal primo all’ultimo momento. Lei mangiava qui e dormiva qui in un letto nella stessa stanza con lui.

Definire “Servizio” quello che viene dato all’interno dell’Hospice è molto riduttivo perché non esiste un termine, una definizione che possa rendere ragione del fatto che qui esiste una situazione capace di unire professionalità, cura e attenzione al malato. Credo che questa struttura sanitaria debba essere sostenuta e promossa. Io, dono ogni anno qualcosa perché l’Hospice va aiutato ad aiutare le persone in un momento difficilissimo. Io in generale, non faccio molta beneficenza, ma sono 7 anni che dono per l’Hospice. Quando mio padre diceva: “qui mi trattano come un principe” direi che aveva proprio ragione”

“Qui in Hospice è entrata la mamma di Francesca che è poi mancata per via di un tumore al polmone. L’Hospice ha rappresentato la possibilità di ridare dignità ad una persona nei suoi ultimi giorni di vita. Per noi, ha rappresentato molto ma per lei ancora di più, perché le ha permesso di non soffrire.

Da parte nostra c’è il desiderio di far capire come voi lavorate qui, dove i vostri modi vanno a toccare tante cose, dal lato umano che non sempre si trova, ma soprattutto dal lato che guarda al malato e ai suoi bisogni. Siamo rimasti stupiti dal personale, discreto e vicino, mai distaccato; noi non ci siamo sentiti soli.

Dall’esterno si immagina che in un ambito sanitario dopo un po’ che ci si lavora la persona venga solo vista come un paziente in più, come un lavoro da fare; ma qui non è così. Un’infermiera che lavora in struttura da circa 10 anni ci ha fatto capire che non si può far bene il proprio lavoro in questo tipo di contesto se lo si considera solo come un lavoro: ci deve essere qualcosa di più dentro di te che ti fa alzare al mattino per venire qui. Non solo gli infermieri e i medici, ma anche le OSS e i volontari, sempre presenti, ci hanno sostenuto.

Ti stupisce il fatto che sappiano sempre cosa fare, ma anche cosa non fare, perché, se da un lato può essere necessario intervenire, dall’altro bisogna anche sapere quando è necessario non fare nulla. Questo ci ha colpito tanto.

Ci ha stupito la libertà degli orari di visita: la porta non è mai chiusa e non ci sono orari fissi, cosa importantissima per chi ha un lavoro; sapere di poter entrare quando si vuole è bellissimo. Nell’ultimo momento gli infermieri hanno anche avuto la sensibilità di chiamarci a casa per permetterci di arrivare il tempo giusto per accompagnarla nell’ultima ora e per darle l’ultimo saluto. Anche questo è segno di competenza.

La mamma non è mai stata sola e non c’è mai stata un’occasione in cui non le sia stata data la cura giusta per non farla star male. Per noi è importante che abbia avuto questo aiuto perché a casa non sarebbe stato così. Noi vogliamo dare questa testimonianza perché tanta gente non crede nelle donazioni, ma noi qui abbiamo visto che questo vostro modo di lavorare è proprio vero. Non è tanto cosa si fa, ma la differenza è come lo si fa, per il malato e per la famiglia. Essere stati qui ci fa sentire di aver fatto tutto il possibile per lei e di averla aiutata nel modo più giusto. In occasione di Natale abbiamo deciso di non fare regali ai nostri parenti ed amici, ma di lasciare loro un biglietto nel quale diciamo che abbiamo deciso di devolvere a voi il budget che avremmo usato per i regali. Vorremmo concludere con questa frase: “La vita è l’unico dono che non riceverai un’altra volta. Per questo è preziosa”

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    L’Hospice di Biella si trova in Via dei Ponderanesi 2, in un’ala del Nuovo Ospedale degli Infermi di Biella presso l’area delle Degenze Ovest, terzo piano, blocco D.